Il vino italiano va esportato, necessariamente. Perché se ne produce molto, di ottima qualità ed il trend dei consumi interni è in continuo calo. E questo è noto.
Ma quali sono i passi che una cantina deve compiere per esportare il proprio vino?
Per una azienda vinicola intraprendere la strada verso l’export è un processo lungo e complesso: individuare e rivolgersi al mercato giusto per i propri prodotti; trovare importatori e distributori che sappiano valorizzarli e venderli per davvero senza abbandonarli in un listino affollato da altre proposte; partecipare a presentazioni e tasting sapendo raccontare l’azienda, i prodotti ed il territorio e confrontandosi con un pubblici nuovi e con culture diverse. Il sito web aziendale e le schede tecniche, come tutto il materiale informativo devono essere tradotti in varie lingue ma ancor prima devono essere chiari e comprensibili a chi da luoghi lontani assaggia i vini nuovi ed ha bisogno delle giuste informazioni.
Quello che può capitare è che in azienda ci si renda conto, ancora prima di iniziare questo processo, che non si è pronti perché non si è abituati a comunicare con un pubblico nuovo. Bisogna prepararsi.
Vinomediatica offre servizi di internazionalizzazione e di accompagnamento all’export quali:
● analisi di mercato ● ricerca di importatori e distributori ● traduzioni ● restyling materiale informativo ● consulenza ed assistenza export su alcuni mercati ● supporto alla partecipazione alle fiere internazionali
Dagli anni ’80, con l’affermazione di Brunello di Montalcino, Barolo e Chianti, il vino italiano è diventato un’eccellenza mondiale. Le modalità di contraffazione non sono cambiate: vini scadenti vengono addizionati con alcol, il packaging viene falsificato, e i prodotti contraffatti venduti su mercati esteri. La novità è nei metodi anticontraffazione e nei canali di vendita online. La “banda del Sassicaia” falsificava vini pregiati, producendo in Turchia e vendendo in Asia e Russia, con introiti di 2 milioni di euro. L’Istat stima che la contraffazione alimentare in Italia valga 15 miliardi di euro annui, di cui il vino potrebbe rappresentare fino a 10 miliardi. La perdita di reputazione e fiducia dei consumatori è il danno più grave. Le aziende vinicole devono investire in tracciabilità, i rivenditori acquistare da fonti fidate, e i consumatori verificare l’autenticità. Le tecnologie come i QR code, RFID e NFC, integrate nei prodotti, aiutano a combattere le frodi. Un impegno congiunto è necessario per tutelare il patrimonio enogastronomico italiano.
Sono ormai necessarie nuove modalità di incontro, il mondo del vino si adegua e lo facciamo anche noi: avvalendoci delle nuove tecnologie disponibili organizziamo degustazioni in web streaming, diciamo virtual o digital wine tasting, degustazioni virtuali del vino, che finiscono con l’essere dei veri e propri meeting b2b, online.
Recentemente, in compagnia di Antonio Grimaldi (Fiorentino che vive nella Franciacorta, agronomo specializzato in enologia) ho avuto l’occasione di incontrare ed intervistare Josef Engelhart, Presidente dell’Associazione Piwi International. Gli abbiamo chiesto…
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